Jacopo Sannazaro
VITA (1458-1530)
A Napoli l’umanesimo fiorì sotto il regno di Alfonso d’Aragona, e conservò sempre un’impronta di questa origine castigliana. Esso non conosce infatti l’IMPEGNO CIVILE di quello fiorentino, né lo scambio tra letteratura dotta e popolaresca. Si rifa esclusivamente alla grande poesia dei CLASSICI, alla ricerca di un’evasione dalla grigia realtà, in un mondo di idilliaca pace e dolce.
Lo scrittore napoletano più importante in lingua italiana fu Jacopo Sannazaro.
Nacque a Napoli nel 1458 e perse il padre ancora fanciullo. La madre si trasferì allora coi figli a SAN CIPRIANO PIACENTIN, nel Salernitano, dove Jacopo visse a contatto con un ambiente alpestre e pastorale che rimase indelebile nel suo cuore e nella sua fantasia.
Ritornato a Napoli, tra il 1473 e il 1474 acquistò ben presto una profonda cultura classica e umanistica. Per le sue eleganti scritture latine, Poliziano lo nominò membro dell’Accademia col nome di AZIO SINCERO.
Egli servì fedelmente la dinastia Aragonese e fu legato al suo re FEDERICO da affettuosa e leale amicizia, tanto che, quando questi perse il trono, lo aiutò venendo parte dei suoi beni e lo seguì nel suo esilio in Francia, assistendolo fino alla morte.
Nel 1504 ritornò a Napoli e qui visse in disparte, senza collaborare coi nuovi dominatori, nonostante i loro numerosi inviti. Per molti anni si dedicò alla composizione del suo maggiore poema latino, DE PARTU VIRGINIS, confortato dalla tenera amicizia di una nobile e sventurata signora, Alessandra Marchese, nella cui casa morì nel 1530.
OPERA
>>Ampia e letterariamente ampia fu la produzione latina di Jacopo Sannazaro.
Vi troviamo tutti i temi che poi confluiranno nella sua opera più grande, l’ARCADIA: il vagheggiamento della natura, sentita come un RIFUGIO; l’amore per le belle forme letterarie dei paesaggi classici.
– ECLOGAE PISCATORIE
Riecheggiano le forme della poesia latina d’argomento pastorale, che il poeta cerca di rendere originale sostituendo il mondo dei pescatori a quello dei pastori.
– DE PARTU VIRGINIS
Parla della nascita di Cristo, cercando di fondere la materia evangelica con lo spirito della poesia virgiliana.
– ELEGIE ed EPIGRAMMI
Qui Jacopo Sannazaro esprime con maggiore abbandono la malinconia e il suo desiderio di pace, la sua umanità schietta e generosa.
>> Non più di un cenno merita il CANZONIERE, d’imitazione petrarchesca, e i GLIOMMERI (= gomitoli=, monologhi farseschi scritti in dialetto napoletano.
>> ARCADIA
E’ un’opera giovanile, composta tra il 1480 e il 1485, tranne gli ultimi due capitoli che furono aggiunti in seguito, e pubblicata integralmente nel 1504.
E’ un romanzo pastorale, idealmente autobiografico, costituito da 12 PROSE, la parte più ampia e importante, inframmezzate da ECLOGHE IN VERSI.
TRAMA:
Protagonista del racconto è Sincero, che fugge in Arcadia per lenire la sofferenza di un amore non corrisposto. L’Arcadia era una regione dell’antica Grecia considerata la culla della poesia pastorale. Qui prende parte alla serena vita dei pastori, che trascorre in armonia con la natura, allietata da cacce, giochi e soprattutto dalla poesia e dal canto.
Un giorno racconta al pastore Carino le sue sofferenze d’amore, ed egli lo conforta, narrandogli come egli fosse riuscito ad ottenere l’amore di una fanciulla che a lungo l’aveva rifiutato.
Sincero vive ancora insieme ai pastori, finché una notte un sogno gli reca un doloroso presentimento, ed egli, una volta sveglio, si avvia per la campagna solitaria. Giunto alle falde di un monte, incontra una ninfa che lo riconduce a Napoli, attraverso un sentiero sotterraneo. Qui Sincero apprende da due fanciulle piangenti la morte dell’amata.
TEMI:
Secondo la tradizione della poesia pastorale, la favola di Jacopo Sannazaro ha un SIGNIFICATO ALLEGORICO e uno SFONDO AUTOBIOGRAFICO.
Sincero è il poeta stesso; la donna amata è Carmosina Bonifacio, che egli amò ancor fanciullo e che morì in tenera età.
Molti personaggi rappresentano gli amici più cari del poeta e uno rappresenta la sua stessa madre.
Il rifugio della natura d’Arcadia è come il ricordo degli anni vissuti dal poeta lontano da Napoli, durante la fanciullezza. Questo mondo giunge al Sannazaro attraverso una tradizione poetica più che millenaria, risalente ai classici latini e greci.
L’Arcadia rappresentava una mitica regione in cui si era conservata l’età dell’oro e in cui poteva sopravvivere l’umana felicità, con il trionfare dell’amore, della poesia, del canto, la perfetta comunione tra uomo e natura.
CONTESTO E FORTUNA:
Nell’età rinascimentale questo DESIDERIO DI EVASIONE fu particolarmente sentito e rifiorì la poesia idillica e bucolica.
Questo spiega la grande fortuna di Jacopo Sannazaro in Italia e in Europa: la sua poesia fu il culmine e il compendio del genere bucolico. Egli riprende in questo tutti gli STILEMI: non ci sono un tessuto narrativo, né esperienze interiori, sentimenti personali dell’autore, ma solo quelli consacrati dalla tradizione.
La sua opera sembra quasi un’elegante TRADUZIONE ed è pervasa da una tenera e vaga NOSTALGIA.
Sannazaro è uno spirito intimamente malinconico e sognatore, che si rinchiude nel passato e nell’idealizzata adolescenza.
Noi oggi sentiamo soprattutto il valore storico della sua poesia.
Con la sua lingua erede dei classici, ma anche di Boccaccio, il modello toscano si è diffuso e affermato anche nell’Italia Meridionale.
L’ Arcadia ha contribuito ad attuare l’UNIFICAZIONE LINGUISTA della nostra letteratura in prosa.