Leggi prosodiche che regolano l’accento latino. Le più importanti da ricordare.
Non hai voglia di leggere? Guarda il video:
Ti ricordi le simpatiche vocali lunghe e brevi della lezione 01 del Corso base di metrica latina?
Se te la sei persa, puoi recuperarla qui: L’alfabeto latino
Ebbene, le quantità vocaliche erano meno innocue di quello che sembravano!
Dalla quantità vocalica, infatti, dipendono le leggi dell’accento latino e la conseguente pronuncia delle parole.
Conoscere le regole dell’accentazione latina e la corretta pronuncia possono significare prendere un bel punto in meno all’interrogazione, o persino determinare l’esito a un esame di latino all’università.
Perché conoscere le leggi dell’accento latino è così importante?
Se ci pensi, anche noi oggi ci scandalizziamo se qualcuno pronuncia “albèro” invece di “àlbero”.
Quindi capiamo i professori quando, di fronte alla nostra pronuncia latina errata, fanno quelle facce riluttanti.
Allora vediamo subito qualche informazione riguardante l’accento e le sue leggi.
Per la cronaca, tutto ciò che riguarda quantità delle sillabe, accenti ed elementi affini viene chiamato, con nome specifico “PROSODIA“.
Dunque le regole prosodiche non sono altro che le leggi che regolano l’accento, e ce ne sono 3 fondamentali:
1) Legge della penultima
La legge della penultima dice che:
Se la penultima sillaba di una parola è lunga, l’accento cade su di essa.
Es. “amōrem” si legge “amòrem”, come l’italiano “amore”.
Se la penultima sillaba è breve, l’accento si ritrae indietro, e cade sulla terzultima:
Es. “legĕre” si legge “lègere”, come l’italiano “leggere”
Eccezione alla legge della penultima:
La legge della penultima non vale se le parole finiscono con delle particelle enclitiche (cioè che si attaccano alla fine della parola), come -ve, -que, -ne.
Questo caso di formazione di nuove parole con le particelle è detto anche “legge dell’enclisi“
2) Legge del trisillabismo
La legge del trisillabismo dice che
L’accento non può andare più indietro della terzultima sillaba.
Contate a partire dall’ultima: 1, 2, 3…e STOP. Non si va più indietro con l’accento latino.
In italiano non è così, infatti possiamo avere parole come “càpitano”.
3) Legge della baritonesi.
La legge della baritonesi dice che:
Nessuna parola può avere l’accento sull’ultima sillaba.
Quindi niente “città” “felicità” o “scimpanzé” (dette “parole tronche”).
Sull’ultima sillaba l’accento non può cadere assolutamente MAI.
Non pronunceremo quindi “Felicitàs”, bensì “Felìcitas”.
Molti studenti si chiederanno adesso: “Ma come faccio a riconoscere se una sillaba è lunga o breve?”
La risposta è semplice: “Se contiene una vocale breve, è breve, e viceversa!”
Come capire se la vocale è lunga o breve?
Questo non te lo dirà nessuno, se non il vocabolario e la tua esperienza, mano a mano che procederai nello studio del latino.
Vai avanti con le prossime lezioni del Corso Base di metrica latina per approfondire l’argomento della quantità vocalica e su come distinguere vocali lunghe e brevi in latino.
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