DECAMERON

Il Decameron di Giovanni Boccaccio è la sua opera più grande e fu composta tra il 1348, anno della peste che desolò Firenze e l’Europa, e il 1351, al più il 1353.
E’ una raccolta di novelle il cui titolo grecizzante significa “dieci giornate”. Tutte le novelle sono a loro volta unite in un assetto organico detto CORNICE, una grande novella ariosa e liricamente mossa. Dopo un breve proemio in cui Boccaccio dedica l’opera alle “vaghe donne” che per prova conoscano Amore, Boccaccio passa a delineare la cornice: sul tragico sfondo della peste di Firenze, un martedì mattina si incontrano nella Chiesa di Santa Maria Novella sette giovani donne e tre giovani uomini.
I giovani decidono di ritirarsi dalla triste città e trascorrono 15 giornate insieme prima in una villa, poi in un bel palazzo, in una convivenza cortese all’insegna del decoro.
Ogni giorno, tranne il venerdì e il sabato, dedicati alle pratiche religiose, a turno raccontano una novella su un tema stabilito dal re e dalla regina della giornata. L’elezione non avviene per il primo e per il nono giorno e inoltre, un giovane, Dioneo ottiene di svolgere i suoi racconti su tema libero.
La cornice non è un semplice espediente per una struttura organica corrispondente al gusto dell’epoca, ma descrive l’ideale di una vita cortese, basata sull’aristocrazia e la dignità dello spirito, sul decoro e la compostezza. Ideale che si rinfrange in mille rivoli nelle trame dei racconti di Boccaccio. Questo stile di vita si esplica nella gioiosa ballata che si danza e canta alla fine di ognuna della 10 giornate in cui la brigata si aduna a novellare.
I novellatori, insieme a Boccaccio stesso, rappresentato in ognuno dei tre giovani in un diverso momento della sua vita (e fra le donne c’è Fiammetta), attuano questo sempre vagheggiato ideale di vita eletta e gentile.
TEMI DELLE NOVELLE:
Nelle novelle è rappresentato il tumultuoso mondo reale, in tutte le sue più concrete sfumature. Commentato ora con lucida intelligenza, ora con intima partecipazione, al centro dell’opera è l’UOMO, il suo complesso animo, i suoi istinti e le sue passioni.
Nulla è taciuto e ci è presentata una VASTA GALLERIA DI TIPI UMANI.
Ignorati (ma non disprezzati) sono i più complessi problemi morali, politici, religiosi, né troviamo un’introspezione psicologica che si attui attraverso attente descrizioni. I personaggi si delineano attraverso l’AZIONE, seguendo la forza motrice dei propri istinti, affetti, appetiti, con un’attenzione psicologica molto acuta da parte dell’autore.
Centrale è la CRITICA AL CLERO, al perbenismo volto all”approfitto, sempre narrato con scherzosa ironia.
Motore di ogni azione è l’AMORE, forza sensuale potentissima e insieme dominatore dell’anima, che esaspera fino all’inverosimile le varie vicende. Accanto troviamo la VIRTU’ e l’INTELLIGENZA, la capacità di adattarsi alle situazioni con una spregiudicata furbizia che è espressione più autentica della nuova mentalità mercantile di quei tempi.
Ogni azione, perfino la stessa virtù, è riportata a uno SFONDO CORALE attraverso cui ogni singolo atto assume la sua importanza e la sua netta definizione.
Nel Decameron di Giovanni Boccaccio l’eroe non è più il nobile cavaliere detentore di elitari valori, ma l’uomo comune che, grazie alle risorse del suo ingegno, sa uscire vincitore dai mille intrighi della vita di tutti i giorni.
STILE:
Lo stile aderisce intimamente ai modi dell’azione, adeguandosi di volta in volta. Boccaccio usa un TONO MEDIO a volte più elevato, a volte basso e concreto.