Cornelio Nepote
Vita e opera di Cornelio Nepote
VITA E OPERA
Originario della Gallia Cisalpina, Cornelio Nepote nasce intorno al I sec. a. C. e, giunto a Roma, entra nella cerchia di Attico, di cui condivide gli studi di antiquaria e cronologia.
Scrisse un’opera oggi perduta, i CHRONICA, esposizione sistematica della cronografia universale di Roma, messa in parallelo a quella della Grecia e dei paesi orientali. Un tentativo originale nella letteratura latina.
Ben presto Cornelio Nepote si interessa alla ricerca biografica, e compone il DE VIRIS ILLUSTRIBUS, dedicato all’amico Attico (che egli dipinge come il mediatore tra nuovi valori ellenistici e antiche tradizioni romane). L’opera è scritta entro il 32 a.C. , anno della morte del dedicatario. Non è esclusa una seconda edizione.
De viris illustribus è formato da 16 libri, in cui si mettevano a confronto personaggi latini e stranieri, classificati in base a “categorie”, ognuna di due libri (es. condottieri).
L’intento dell’opera è la celebrazione del popolo romano, ma vi si scorge una maggiore apertura di pensiero e una visione più obiettiva dei romani, rispetto alle precedenti opere celebrative. La “divinizzazione” di Roma è molto limitata.
Nella prefazione inoltre si trovano spunti di relativismo etico: Cornelio Nepote invita il lettore a non condannare certi atteggiamenti di personaggi famosi stranieri, giudicandoli come effeminati o poco virili. Ogni comportamento deve infatti essere ricondotto al suo contesto culturale di origine.
Dicendo questo, l’autore invita anche i ceti più alti a imitare con moderazione tali usanze.
Nell’opera tutti i personaggi, latini, greci e stranieri, vengono esaltati in base a virtù universali. A fianco delle virtà tradizionali, vengono poste quelle più “umani” e gentili, di derivazione greca.
Sono questi infatti gli anni in cui Roma si apre alla nuova cultura ellenistica, i cui maggiori esponenti sono i poeti neoterici.
Cornelio Nepote si avvicina infatti anche a questi ambienti, pur con moderazione, e non a caso è egli stesso il dedicatario del liber catulliano:
“Cùi donò lepidùm novùm libèllum
àridà modo pùmice èxpolìtum?
Còrnelì, tibi …”
“A chi dono (questo) elegante nuovo (=appena fatto) libretto
levigato or ora con l’arida pomice?
Cornelio, a te…”
Stile e destinatario:
Lo stile è sciatto e quasi trasandato, e ciò lascia presupporre un pubblico con poche conoscenze culturali.
Le grandi dimensioni dell’opera, e il conseguente elevato prezzo di essa, però, fanno pensare a un destinatario di ceto medio, non proprio popolare.