Analisi di tre poesie di Umberto Saba: Ammonizione, La casa della mia nutrice e Canzonetta
di Paola Alberti
La poesia Ammonizione di Umberto Saba, che apriva Il Canzoniere nell’edizione del 1919 e che, dopo essere stata soppressa nel 1921, fu reinserita nel 1932, rappresenta una sorta di paradigma iniziale di tutta l’opera, come d’altra parte lo sono le prime poesie della raccolta Poesie dell’adolescenza e giovanili (1900-1907).
Leggiamo in Invito alla lettura di Saba1 di Piero Raimondi, con riferimento proprio a queste poesie:
[…] secondo il Caccia sono <<un poco la Vita Nuova di Saba>>, hanno quindi un preciso interesse, sul piano sia contenutistico sia formale e – se pure ampiamente sfrondate dal poeta stesso – offrono un valido preludio alla comprensione dell’opera futura.2
Riscontriamo qui un aureo anello, una specie di codice per tutti gli elementi fondamentali del passato dell’autore, che diventeranno importanti nel corso del Canzoniere.
Ammonizione, come anche tutte le poesie dell’adolescenza e giovanili, sta saldamente a testimoniare che la poesia di Umberto Saba intende appoggiarsi sulle solide fondamenta della lirica classica, a partire da Leopardi, che ricopre un ruolo di primo piano nella formazione letteraria da autodidatta del giovane poeta triestino. Non a caso viene scelta da Saba la grande impalcatura del Canzoniere di petrarchesca memoria, con una metrica rigorosa e un utilizzo delle parole solo all’apparenza elementari, ma in realtà emblematiche. C’è in Ammonizione, per dirla con Senardi, un umanesimo del cuore, un topos del guardare.
Il poeta è affacciato alla finestra e guarda una nuvola che prima viene illuminata dalla luce rosata dell’aurora, poi si “spezza” e si “dilegua”, e la paragona alla vita dell’uomo che, inevitabilmente, ha in sé, fin dalla baldanzosa giovinezza, la certezza della morte. Ed è l’ultima strofa a contenere questa amara riflessione, che anticipa quella che sarà la condizione del poeta:
scolorerai, chiudendo
le azzurre luci, un giorno;
mai più vedrai d’intorno
gli amici e il patrio ciel.3
(13-16)
Già il titolo è significativo. Infatti “ammonizione” rimanda ad un autorevole rimprovero che preannuncia una punizione, mentre, ad esempio, la parola “ammonimento” ha il significato di un rimprovero meno grave, più rivolto a prevenire che a punire.
La struttura della poesia è ad anello, si apre nel primo verso con «ciel» e si chiude , nell’ultimo, con la stessa parola «ciel».
Leggiamo nella Storia e cronistoria del Canzoniere:
La dolcezza del vivere è qui congiunta inevitabilmente alla fatalità della morte e Ammonizione appartiene a un’età poco più che infantile eppure vi è già tutto Saba. Quattro strofe, composte di settenari regolarmente rimati (aggiungo: con rima baciata). Gusto per la favoletta e per l’apologo che si affermerà in modo più volontario e cosciente nei componimenti dell’età matura… il motivo della nuvoletta che appare e dispare ritornerà spesso nel Canzoniere, quasi un simbolo della bellezza e della dolcezza di vivere congiunti alla fatalità della morte.
Come sottolinea Fulvio Senardi nel suo saggio Saba:
[…] il settenario di Ammonizione con parola tronca al quarto verso rimanda al Risorgimento di Leopardi – ben consapevole (Saba, n.d.r.) che un sonetto, in posizione di incipit, avrebbe assunto un significato polemico nei confronti del grande poeta recanatese.4
I primi due versi:
Che fai nel ciel sereno
bel nuvolo rosato,5
(1-2)
ricordano chiaramente Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Leopardi:
Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi che fai,
Silenziosa luna?6
(1-2)
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa […]7
(87-88).
D’altra parte, come nota Senardi in Saba, Ammonizione e le poesie dell’adolescenza e giovanili rappresentano anche un «[…] ingresso in grande stile nell’ufficialità della poesia avendo come guida, per uscire dal labirinto delle incertezze sperimentali, il più illustre filo d’oro della tradizione nazionale»8. Anche l’utilizzo di termini come “cangi” e “avel” rimandano al Leopardi di Sopra un bassorilievo antico sepolcrale dove una giovane morta è rappresentata in atto di partire, accomiatandosi dai suoi:
Come vapore in nuvoletta accolto
Sotto forme fugaci all’orizzonte,
Dileguarsi così quasi non sorta,
E cangiar con gli oscuri
Silenzi della tomba i dì futuri, […]9
(36-40).
Il motivo della nuvoletta torna più volte all’interno del Canzoniere ed è un vero e proprio archetipo, a partire da Lettera ad un amico pianista studente al conservatorio di…, che è la terza poesia del Volume primo:
Così spezzarsi, dileguarsi vede
nube in cielo rosata.10
(39-40).
In Canzonetta 12. Sopra un mio antico tema (che è proprio quello della nuvoletta), che fa parte della raccolta Preludio e canzonette del Volume secondo del Canzoniere:
Di Piazza Grande
nel ciel più grande
c’è là verso la riva,
nuvoletta rosata, che l’estiva
sera prepara.11
(1-5),
e ancora:
Or che non oso
fama e riposo
sperar fuor della morte,
nella mia nuvoletta la mia sorte
amo e rammento.12
(36-40).
Nella poesia La casa della mia nutrice 2, nella raccolta Cuor morituro:
o anima leggera,
dove ti sei posata?
Nuvoletta infuocata
sei, che all’alba scolora 13
(21-24).
Nella lirica Il poeta della raccolta Trieste e una donna:
e con le nubi cangia di colore
la sua felicità,
se non cangia il suo cuore.14
(20-22).
E anche in Nuovi versi alla luna:
La luna si è nascosta fra le nubi
di madreperla
dopo che in me, a vederla,
vecchi fantasmi nacquero e follia.15
(1-4).
Fino alla poesia La solitudine, che chiude Trieste e una donna:
La diversa stagione, il sole e l’ombra,
variano il mondo, che in ridente aspetto
ne conforta, e di sue nubi ci ingombra.16
(1-3).
Le “azzurre luci” riportano a Trieste:
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
(10-12),
e alla terza poesia di Autobiografia, nel Volume secondo:
Mio padre è stato per me «l’assassino»,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.
Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,17
(1-5).
Le ultime due parole della poesia Ammonizione “patrio ciel” si ricollegano al “baldo giovane” del nono verso e vanno contestualizzate negli anni della prima guerra mondiale, in un clima patriottico.
Analizzerò ora La casa della mia nutrice.
La poesia è un sonetto a rima alternata. C’è in tutta la lirica uno “stato di diffusa, in parte beata, in parte angosciata, malinconia” propria dell’età nella quale furono scritte le altre poesie dell’adolescenza e giovanili come sottolinea lo stesso autore in Storia e cronistoria del Canzoniere.
La casa della nutrice, su un colle sopra Trieste, è per il poeta il simbolo dell’infanzia, l’età dell’innocenza e della purezza a cui Saba ritorna con il pensiero, ma soprattutto con il cuore.
Si legge nel saggio L’aureo anello di Lorenzo Polato:
«[…] I ripetuti ritorni all’origine hanno appunto il compito di aggredire il macigno del passato nella misura in cui esso trasforma l’esistenza in colpa, in punizione. […]»18.
Di nuovo qui, come in Ammonizione, c’è il sentore della morte, che già è presente nell’ “età primiera”:
Qui – mi sovviene – nell’età primiera,
del vecchio camposanto fra le croci,
giocavo ignaro sul far della sera.19
(9-11).
Ancora l’angelo custode (in Preghiera all’angelo custode, nella raccolta del Volume secondo Il piccolo Berto) non è andato via, perché intatte sono le innocenti illusioni, che pur hanno in sé un amaro presagio di morte:
A Dio innalzavo l’anima serena;20
(12).
Al centro di questo universo sereno da cui il poeta, suo malgrado, viene strappato per tornare a vivere con la madre nel ghetto di Trieste, c’è la balia, come regina incontrastata e dispensatrice d’amore. A tal proposito leggiamo in Invito alla lettura di Saba di Raimondi:
[…] Saba poeta-bambino […] dà nella sua opera un posto particolare alla sua nutrice, a colei che <<scrisse le prime parole nelle prime pagine della vita di un uomo>>; ed erano le pagine in cui quest’uomo avrebbe letto per tutta la vita; con lei si era aperto alla vita dell’anima, la vera, quella che gli consentiva di vivere in sintonia con il mondo, pur restando se stesso.21.
Anche qui, come in Ammonizione, la struttura è ad anello, il primo verso inizia con “casa” e l’ultimo verso si chiude con “cena”, delineando perfettamente l’universo degli affetti familiari legati all’infanzia del poeta.
La parola “caprette” nel quarto verso rappresenta anche un simbolo giudaico e testimonia, come in molte altre poesie del Canzoniere, l’amore di Saba per gli animali che in lui suscitano il sentimento religioso e che lo accompagnerà dall’adolescenza fino alla vecchiaia.
Nella poesia La casa della mia nutrice 2, nella raccolta Cuor morituro, Saba scrive:
Sulla difficil’erta
alle caprette amica,
stava in faccia all’antica
Cappella, e giù mirava.22
(41-44).
E il nono verso della poesia La casa della mia nutrice:
Qui – mi sovviene – nell’età primiera,23
(9)
rimanda a L’infinito di Leopardi:
[…] e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. […]24
(11-13).
C’è una poetica della rimembranza e, come sottolinea Fulvio Senardi nel suo saggio Saba: «[…] l’io lirico è su due diversi e contrapposti piani temporali, un presente che vive tendenzialmente di solitaria sofferenza[…]»25.
In Lettera ad un amico pianista studente al conservatorio di…. :
Pace a tua madre giù nel cimitero.
Quasi a trarne conforto
a lei va reverente il mio pensiero;
poi tosto a te lo porto;26,
in Sonetto di primavera:
e ripenso a un’età già tramontata,
a un amor che mi strugge, all’avvenire.27
(10-11)
e nella lirica successiva Da un colle:
Era d’ottobre; l’ora vespertina
di pace empiva e di dolcezza il cuore.28
(1-2).
La rima “serena/cena”, nella poesia La casa della mia nutrice, allude ad una perfetta domestica felicità:
A Dio innalzavo l’anima serena;
e della casa un suon di care voci
mi giungeva, e l’odore della cena.29
(12-14).
E’ chiaro con “la vista del mar dilettosa” del settimo verso il riferimento dantesco al “dilettoso monte” del primo canto dell’Inferno:
perché non sali il dilettoso monte
ch’è principio e cagion di tutta gioia?30
(77-78).
Si tratta del primo riferimento dantesco nel Canzoniere di Saba.
Senardi sottolinea anche «l’altalenante movimento psicologico tra isolamento e partecipazione che è caratteristica saliente della psicologia di Saba»31.
La poesia è, infatti, dedicata alla balia dell’autore, figura preponderante dal punto di vista affettivo e psicologico nel mondo del poeta triestino. La balia compare con nomi diversi nelle poesie del Canzoniere e corrisponde alla slovena Gioseffa Gabravic, detta Peppa, moglie di Ermenegildo Schobar, che Saba chiama il “dolce balio”.
Come sottolinea Piero Raimondi in Invito alla lettura di Saba, la figura della Peppa assume un valore mitico, emblematico, di ritorno all’infanzia.
La balia vive in una casa in collina, poco sopra Trieste, e per i primi tre anni della sua vita Umberto Saba sta con lei, che è cattolica. Solo successivamente la madre, che è ebrea e che vive in una casa del ghetto nel centro storico, rivuole con sé il piccolo Umberto e gli dà una rigida educazione.
Il motivo della balia presente in questa poesia sarà molto frequente anche nelle liriche future dell’autore triestino. Nella poesia Ninna Nanna della raccolta Il Piccolo Berto (1929-1931) la balia viene chiamata madre:
è lei tua madre e tu il suo figlio vero,
cui prende e giura amorosa costanza.32
(55-56),
e nella poesia Il figlio della Peppa:
Da una madre amorosa a lei rubato,
dopo tre anni, all’improvviso. […]33
(18-19).
Mi occuperò, infine, della poesia Canzonetta.
Canzonetta nella metrica della lingua italiana è un componimento lirico che nasce come semplice variante della canzone, della quale ripete lo schema metrico, servendosi di versi settenari o ottonari. Per la sua musicalità ha molta fortuna nel periodo dell’Arcadia e rimanda direttamente al Metastasio.
D’altra parte il poeta triestino rifiuta sempre fortemente il rapporto con la poesia del “canterino Metastasio”, casomai lo stesso Saba allude ad un raffronto con le liriche del Parini, una delle sue amate letture adolescenziali.
Leggiamo infatti in Prose34 di Umberto Saba:
Le canzonette di Saba come, per dare un esempio, un valzer di Chopin o una gavotta di Bach al valzer e alle gavotte al suono delle quali le coppie danzavano. Eppure, per occulte vie, una parentela, in qualche modo, esiste; le une hanno fornito alle altre – come la figura di Chiaretta – lo stimolo e il punto di avvio.
In Canzonetta Saba cantando e utilizzando, quindi, uno schema volutamente tradizionale e popolare si racconta e la poesia è in settenari con rima baciata centrale.
Il ritmo della Canzonetta è sottolineato anche dall’utilizzo dell’epanalessi nel verso 5:
Era il vespro, era nel mare35
(5),
nei versi di apertura:
Ero solo in riva al mare,
all’azzurro mar natio,36
(1-2),
e dalla ripetizione del pronome “te”, come a voler rafforzare la figura di Chiaretta al contempo vicina nel ricordo e lontana nel presente:
e pensavo te amor mio,
te lontano a villeggiar.37
(3-4).
E in Canzonetta, come in tutte le altre Canzonette di Saba, come scrive Raimondi «[…] anche attraverso la veste metrica» il poeta riflette sul «[…] malinconico incanto di una vicenda amorosa, affidata ormai solo alla memoria, […]»38.
Ritorna qui, nel secondo verso di Canzonetta, il colore azzurro
all’azzurro mar natio,
(2),
che ha una concentrazione maggiore nelle poesie adolescenziali e giovanili, rispetto alle altre raccolte del Canzoniere.
Il colore azzurro è molto ricorrente nella poesia di Saba: è il colore dell’occhio sereno dell’infanzia e dell’adolescenza, della libertà, dei sogni di fuga per mare e del cielo.
Si allude in Canzonetta all’amore dell’autore per la commessa di libreria Giulia Morpurgo, chiamata dal poeta Chiaretta, presente in dodici delle tredici liriche dell’Amorosa spina, nel Volume primo, e nella raccolta Preludio e canzonette del Volume secondo.
Così la presenta in Cronistoria del Canzoniere lo stesso poeta:
«[…] Chiaretta è dopo Lina la figura femminile più rilevante del Canzoniere. Il poeta le ha dedicato L’amorosa spina, buona parte delle Canzonette; l’eco della sua grazia si prolunga anche al di là delle Canzonette e di Fanciulle. […]».
Scrive Piero Raimondi in Invito alla lettura di Saba: «[…] se Paolina era il sogno magico, Chiaretta è la passione: […]»39.
Chiaretta lavora nella libreria antiquaria di Saba dal settembre 1920 al settembre del 1921 e quando viene scritta Canzonetta ha 17 anni. A dirci che a ispirare Canzonetta è proprio Chiara, è lo stesso poeta nella raccolta successiva Preludio e canzonette (1922-1923), in Canzonetta 12. Sopra un mio antico tema:
Sono per lei
quei versi miei
che feci or son vent’anni,40
(16-18).
Un’altra delle donne di Saba, oltre alla moglie Lina e a Chiaretta, è la commessa di libreria Paolina dagli occhi di sogno a cui dedica l’omonima poesia della raccolta Cose leggere e vaganti:
<<Il suo nome – chiedevo – signorina?>>;
e tu alzando su me gli occhi di sogno
rispondevi: <<Paolina>>41.
(7-9).
Di Paolina leggiamo in Invito alla lettura di Saba di Piero Raimondi:
«[…] Paolina, la <<dolce Paolina>> vive in una sua fresca, seppure ingenuamente maliziosa, grazia, in una tenera sensualità, che si esprime in gesti, attimi, scherzi, una figura a guazzo, ad acquarello, a cui la delicata fluidità del verso dà un fascino sottile e maliziosamente leggero. E’ un <<amore che ha durato un mese / e vero amore fu>> (L’addio). […]»42.
In Canzonetta Saba, solo di fronte al mare, pensa alla donna che in quel momento ama e che è lontana, in villeggiatura:
Ero solo in riva al mare,
all’azzurro mar natio,
e pensavo te amor mio,
te lontano a villeggiar.43
(1-4).
Anche qui, come ben evidenzia Piero Raimondi in Invito alla lettura di Saba a proposito delle dodici canzonette, «[…] predominano l’imperfetto e il passato remoto, i tempi del ricordo e del passato, non senza sfumature nostalgiche.»44.
E’ quindi particolarmente adatto l’utilizzo della “veste musicale”.
Leggiamo in Chiaretta in villeggiatura, la sesta canzonetta di Preludio e canzonette:
Assai, bella Chiaretta, assai godere
si può con gli occhi; ma più dolce è avere
chi s’ama, solo a solo.
(25-27).
E’ sera, il sole presto lascia spazio alla luna:
Di tra i monti in ciel lo spicchio
della bianca luna nacque;45
(9-10),
e il poeta dedica al suo amore lontano una canzonetta.
Infine va sottolineato il fatto che, come scrive Raimondi, Paolina e Chiaretta tra le fanciulle a cui Saba chiede comprensione e simpatia, hanno un ruolo di primo piano:
[…] con una precisa individualità, legata a particolari semplici ma concreti; ma accanto a loro, altre fanciulle vivono nella poesia di Saba; colte sempre nella loro fresca adolescenza, trascorrono per le pagine del Canzoniere come in una danza limpida e festosa, immerse in una grazia di pur caduca leggerezza. […]46.
Oltre a Giulia Morpurgo e a Paolina altre due sono state le commesse della libreria antiquaria di Saba, le sorelle Margherita e Malvina Frankel, che si uccisero ingerendo fiale di acido fenico nell’aprile e nel giugno del 1922, figlie di Elena Fano, cugina di Lina, la moglie del poeta.
Chiaretta, comunque, come commessa della libreria antiquaria di Saba rimane la più ricordata per la sua personalità e per la sua eleganza. Virgilio Giotti, autore di Piccolo Canzoniere in dialetto triestino (Firenze, Gonnelli editore, 1914) le dedica qualche verso irriverente e affettuoso e la chiama “siora spuzetta”.
Bibliografia
Bibliografia della critica:
– Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990 (1974).
– Bruno Maier, Umberto Saba. Poesia e teatro, Modena, Mucchi, 1991.
– Lorenzo Polato, L’aureo anello. Saggi sull’opera poetica di Umberto Saba, Milano, F. Angeli, 1994.
– Fulvio Senardi, Saba, Bologna, Il Mulino, 2012.
Bibliografia dell’autore:
– Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, introduzione di Mario Lavagetto, Milano, Mondadori («I Meridiani»), 2011.
– Umberto Saba, Tutte le prose,a cura di Arrigo Stara, con un saggio introduttivo di Mario Lavagetto, Milano, Mondadori (<<I Meridiani>>), 2002.
Altro:
– Dante Alighieri, La divina commedia, Milano, Bur, 2010.
– Giacomo Leopardi, Canti operette morali, Milano, Fabbri, 1973 (1968).
– Virgilio Giotti, Piccolo Canzoniere, Firenze, Gonnelli, 1914.
Note:
1Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990.
2Ivi, p. 39.
3 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 17.
4 Fulvio Senardi, Saba, Bologna, Il Mulino, 2012, p. 53.
5 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 17.
6 Giacomo Leopardi, Canti operette morali, Milano, Fabbri, 1973, p. 103.
7 Ivi, p. 106.
8 Fulvio Senardi, Saba, Bologna, Il Mulino, 2012, pp. 53-54.
9 Giacomo Leopardi, Canti operette morali, Milano, Fabbri, 1973, p. 127.
10 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 20.
11 Ivi, p. 249.
12 Ivi, p. 250.
13 Ivi, p. 315.
14 Ivi, p. 105.
15 Ivi, p. 111.
16 Ivi, p. 143.
17 Ivi, p. 257.
18 Lorenzo Polato, L’aureo anello. Saggi sull’opera poetica di Umberto Saba, Milano, F. Angeli, 1994, p. 35.
19 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 18.
20 Ibid.
21 Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990, p. 129.
22 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 316.
23 Ivi, p.18.
24 Giacomo Leopardi, Canti operette morali, Milano, Fabbri, 1973, p. 66.
25 Fulvio Senardi, Saba, Bologna, Il Mulino, 2012, p. 55.
26 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 20.
27 Ivi, p.23.
28 Ivi, p.24.
29 Ivi, p.18.
30 Dante Alighieri, La divina commedia, Milano, Bur, 2010, p. 51.
31 Fulvio Senardi, Saba, Bologna, Il Mulino, 2012, p. 56.
32 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 414.
33 Ivi, p. 419.
34 Umberto Saba, Tutte le prose, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2002.
35 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p. 22.
36 Ibid.
37 Ibid.
38 Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990, p. 58.
39 Ivi, p. 55.
40 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p.249.
41 Ivi, p.194.
42 Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990, p. 53.
43 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, Milano, Mondadori, 2011, p.22.
44 Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990, pp. 56-57.
45 Umberto Saba, Tutte le poesie, a cura di Arrigo Stara, con un saggio introduttivo di Mario Lavagetto, Milano,
Mondadori, 2011, p.22.
46 Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1990, p. 125.