L'essenziale è invisibile agli occhi. Il valore delle illustrazioni del piccolo principe

le illustrazioni del piccolo principe
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L’essenziale è invisibile agli occhi.

Il valore delle illustrazioni del piccolo principe

Le illustrazioni del piccolo principe, semplici, essenziali ed evocative. Vediamo quale significato assumono nel testo di Antoine de Saint-Exupéry.
A cura di Alessia Pellegrini.

La curiosa Alice, nel famoso cartone animato disney “Alice nel paese delle meraviglie“, tratto dal libro di Lewis Carroll, esprimeva un’affermazione condivisa dai bambini di ogni tempo: un libro è tanto più interessante, quante più illustrazioni possiede.
Carroll stesso aveva corredato la prima edizione del suo libretto delle suggestive illustrazioni di John Tenniel.

Il valore dell’immagine è tanto più significativo in un’opera fantasiosa come quella di Alice, là dove i concetti espressi sfociano nell’astratto di una fantasia che solo l’infanzia o la genialità possono capire del tutto. illustrazioni alice di john tenniel

Nel caso delle illustrazioni del piccolo principe, ci troviamo di fronte a disegni dello stesso autore, l’aviatore e scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry.
Essi si presentano in tutta la loro semplicità, composti da pochi tratti essenziali, lineari, con preferenza per le linee dritte e leggere.
La loro forza sta proprio in questa apparenza di non-finito, che dona ai disegni la capacità di posarsi nell’immaginazione di chi legge con un’infinita leggerezza.
In altre parole, invece di definire con prepotenza i lineamenti del protagonista e dei personaggi, le illustrazioni del piccolo principe ricalcano le sfumature della narrazione, e ci colpiscono con quel sapore sfuggente proprio dei disegni dei bambini.

Questo libro suggestivo non si rivolge però solo ai più piccoli, ma anzi parla agli adulti, tramite pochi temi significativi, trattati di sfuggita attraverso geniali invenzioni narrative.
Proprio per questo, il testo e le illustrazioni del piccolo principe sono capaci di creare un riverbero emozionale potente, destinato a durare nel tempo nei lettori più sensibili.

La volpe, la rosa, il serpente: sono tutti elementi presenti che rimandano a significati più complessi e generali, che si possono cogliere a vari livelli di lettura.
E così, mentre fin dalle prime righe del libro, l’autore-narratore ci vuol far capire come i suoi disegni abbiano il fine di testimoniare la sua storia effettivamente avvenuta, essi vanno in realtà nella direzione opposta rispetto a una visione oggettiva e definita.
Si presentano come i tratti abbozzati di una rappresentazione più grande, che trascende i confini dell’arte figurativa, e si attua compiutamente solo nel mondo della fantasia.

illustrazioni del piccolo principe

Leggendo il libro, quindi, non siamo affatto privati del piacere di immaginarlo attraverso le parole.
Quanti anni ha il nostro ometto che proviene “dal cielo”?
A che etnia appartengono i suoi tratti somatici?
A quale cultura potremmo assimilare i suoi abiti?

Nessuna risposta per queste che sono semplicemente le domande sbagliate, quelle che il piccolo principe ama ignorare, senza scomporsi.

La riflessione sul valore del disegno e sul suo rapporto con la rappresentazione nella fantasia è affrontata a livello diretto dall’autore, all’inizio della storia.
Qui egli ci presenta il suo “disegno numero uno”.
piccolo principe disegno numero uno Sottoponendolo all’ottuso giudizio degli adulti, l’allora bambino aviatore non ottiene altro che risposte che si limitano a “ciò che si vede”:

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?”. 

Solo lo sguardo cristallino del piccolo principe, più tardi, riuscirà a capire la vera natura di questo disegno:

disegno piccolo principe boa ed elefante
La sua attenzione, infatti, non si focalizza sui tratti oggettivi del disegno, cercando di riportarlo a qualcosa di noto e rassicurante, ma mira invece a coglierlo nel suo pieno significato.
Gli adulti vi vedevano un cappello, un oggetto comune con cui si entra a contatto ogni giorno, ma solo gli occhi di un bambino che proviene da un asteroide possiedono ancora la capacità di tras-figurare ciò che appare.

A un livello più profondo, questo è anche il senso della famosa frase “L’essenziale è invisibile agli occhi“, divenuta emblema di tutto il mondo creato da Antoine de Saint-Exupéry.

Le illustrazioni del piccolo principe possiedono però un’ulteriore caratteristica, messa in luce anch’essa all’inizio della storia: si tratta del loro potere evocativo.
Questo fenomeno fa sì che il disegno di un boa che digerisce un elefante sia troppo rischioso da portare sull’asteroide da cui proviene l’ometto, perché “Il boa è molto pericoloso e l’elefante molto ingombrante. Dove vivo io tutto è molto piccolo“.

Egli crede quindi in quella che Freud definisce “l’onnipotenza del pensiero“, vale a dire la capacità delle parole -e in questo caso dei disegni- di animarsi e dare vita a ciò che essi rappresentano.
Come gli uomini primitivi raffiguravano i segni della fertilità nelle loro statuette di donna, così ancora oggi in molti di noi, forti dei progressi scientifici e delle nostre acquisizioni culturali, permane un residuo di questa convinzione ancestrale. Lo possiamo vedere, ad esempio, dei gesti di scongiuro fatti, se qualcuno ci fa degli auguri ambigui.
Il cosiddetto “fare il gufo” o “gufare“, atto linguistico a cui ancora oggi attribuiamo il potere di condizionare i nostri eventi futuri, destinandoli a un esito negativo.

E’ per questo che il piccolo principe richiede al nostro pilota il “disegno di una pecora”, che equivale a dire “una pecora” vera e propria.
Di conseguenza, è importante che essa abbia un aspetto sano, forte, e caratteristiche proprie della sua specie.
Un disegno definito e realistico ha il limite di ingabbiare il suo soggetto entro confini rigidi, che saranno severamente rispettati quando l’illustrazione si animerà.
La soluzione adottata nel disegno definitivo è quindi molto ingegnosa, capace di ritrovare il valore della fantasia pur nella mente di un adulto.
piccolo principe pecora nella scatola

Buttai già un quarto disegno. E tirai fuori questa spiegazione: “Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro”.
Fui molto sorpreso di vedere il viso del mio piccolo giudice illuminarsi: “Questo è proprio quello che volevo…”

A compensare le doti di uno scarso disegnatore, entra in gioco l’elemento della fantasia. All’interno di quella scatola, una pecora “ideale” è libera di costituirsi alla mente del piccolo principe, del lettore, di chiunque voglia andare oltre alla semplice illustrazione.
Tuttavia, questa dimensione fantastica non può essere priva di dettagli che la ancorino alla realtà: la scatola possiede tre buchi, indispensabili perché la pecora all’interno respiri.

Non bisogna dunque confondere la semplicità delle illustrazioni del piccolo principe con approssimazione o mancanza di doti artistiche.
Esse trascendono il loro significato “letterale”, così come fanno le parole di questa piccola storia.
Ecco perché risulterà molto difficile ricopiare questi disegni, per quanta abilità manuale possa avere l’artista che vi si cimenti. E’ la stessa difficoltà che si incontra quando si vogliono riprodurre i tratti di un disegno infantile.
Nel raffigurare il volto del nostro piccolo ometto, saremmo presi da futili idee di proporzioni, verosimiglianza, norme di bellezza o realismo.
Per quanto potremmo impegnarci, sarebbe arduo riuscire nell’intento.
Quello che potrebbe presentarcisi alla fine non sarebbe in realtà il piccolo principe, ma solo il suo ritratto.

 


 

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