Sueio e Mazio

sueio e mazio
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Sueio e Mazio

Sueio e Mazio sono due poeti databili all’età di Cicerone e Varrone. Le loro opere ci giungono frammentarie, ma possiamo inscriverli nella cerchia dei poeti neoterici, di cui facevano parte anche Lutazio Catulo e Levio.

Vita e opere di Sueio

Non abbiamo notizie certe sull’epoca in cui visse Sueio, ma siamo probabilmente nell’età di Cicerone. Restano frammenti di un poema epico e di due operette collocabili nelle tendenze preneoteriche.

MORETUM:
Carme esametrico su una focaccia rustica. E’ un primo esempio nella poesia che abbia un approccio realistico non strettamente canonico agli aspetti più umili della vita quotidiana e agreste. Si richiama il cosiddetto “alessandrismo alessandrino”, e c’è anche un interesse eziologico (es. descrizione dell’origine di un frutto, la pesca).
STILE: All’esilità del tema si oppone uno stile pesante che ricorda quello arcaico e ricco di virtuosismi e figure di suono.

PULLI:
= I pulcini. Dimostra analogo interesse per un realismo minore e delicato. Vi sono molte ricercatezze lessicali e figure di suono (per il verso dei pulcini si ricercano molti effetti onomatopeici). E’ scritto in settenari trocaici.

Vita e opere di Mazio

Di Mazio sappiamo solo che non è posteriore di Varrone, poiché è da lui citato.

Tra le sue opere abbiamo i MIMIAMBI: il titolo deriva da quello del poeta greco Eroda, che aveva composto in trimetri giambici scazonti delle scenette dialogate destinate alla lettura (al limite “recitata”). Mazio scrive nello stesso metro, ma stempera la vivacità, la sensualità e le note di realismo quotidiano con una manierata ricerca espressiva.

Mazio si inventò anche in una “traduzione artistica” dell’ILIADE, che mostra il gusto enniano per l’espressionismo nelle scene patetiche.

Un frammento di Mazio tratto da i “Mimiambi”:

Testo latino: 

Iamiam albicascit Phoebus et recentatur

commune lumen hominibus voluptatis

sinuque amicam refice frigidam caldo

columbulatim labra conserens labris.

Traduzione:

Ecco che già Febo biancheggia e si rinnovella per gli uomini la luce comune del piacere; 

e rianima nel caldo tuo seno la fredda amante, intrecciando le labbra alle labbra, come fanno le colombelle.

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