Ludovico Ariosto

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Ludovico Ariosto

VITA (1474-1533)

ludovico ariosto vita e operaLudovico Ariosto nacque l’8 settembre 1474, dal conte Niccolò, ferrarese, e dalla nobile reggiana Daria Malaguizzi, a Reggio Emilia, dove il padre era capitano della rocca sotto gli Estensi.
A dieci anni si trasferì con la famiglia a Ferrara e questa fu la città che sentì sempre come la sua vera patria. Il padre, che lo aveva destinato alla vita di corte, volle che per cinque anni, dal 1489 al 1494, si dedicasse agli STUDI DI DIRITTO, ma infine, vista la decisa avversione del figlio per questi, lasciò che egli seguisse la sua vocazione letteraria.
Per cinque anni Ludovico Ariosto si dedicò con passione agli studi umanistici, sotto la guida di Gregorio Elladio da Spoleto, un ottimo maestro.
Ma a causa della partenza di questo da Ferrara, nel 1499, poté approfondire solo la conoscenza del latino, non quella del greco.
I suoi studi furono definitivamente troncati nel 1500 dalla morte del padre. Ludovico, figlio primogenito, dovette provvedere all’educazione e alla sistemazione di due fra le cinque sorelle ancora nubili e ai suoi quattro fratelli. Fu costretto a cominciare la sua vita di uomo di corte e vide sfumare il suo sogno di diventare un dotto umanista, sogno a cui, tra gli altri, lo aveva incoraggiato uno dei più grandi letterati dell’epoca, Pietro Bembo.
Dal 1501 al 1503 fu capitano della rocca di Canossa, poi entrò al servizio del cardinale Ippolito d’Este, fratello di Alfonso d’Este, duca di Ferrara. Il cardinale era uno spirito rozzo e pratico, poco sensibile alla passione letteraria del suo “segretario”. Come Ariosto stesso lamenta nella sua SATIRA, da “poeta” fu fatto “cavallaro” e il cardinale gli affidava molte missioni diplomatiche, anche pericolose, o mansioni più umili, come aiutare a vestirlo e sovraintendere ai pranzi.
Fra le sue missioni più importanti ci furono quelle alla CORTE PONTIFICIA. Vi si recò nel 1500 per chiedere al papa Giulio II aiuto contro i Veneziani, con cui gli Estensi erano in guerra. Poi nel 1510, al tempo della Lega Santa, e a stentò riuscì a fuggire all’ira del Pontefice, che voleva gettare in mare il povero ambasciatore, poiché gli Estensi si erano schierati contro di lui.
Vi tornò nel 1512 col duca Alfonso che, scomunicato, andava a chiedere perdono al Papa, ma entrambi riuscirono a stento a salvarsi dal suo sdegno e tornarono a Ferrara con una fuga romanzeca.
Nel 1513, morto Giulio II, fu eletto papa Leone X, che gli aveva più volte in passato offerta la sua amicizia e Ludovico Ariosto tornò a Roma, sperando di ottenere una decorosa sistemazione, ma non ottenne altro che buone parole.
Al ritorno, durante una sosta a Firenze, conobbe Alessandra Benucci Strozzi che amò profondamente fino alla morte e che sposò, quando rimase vedova, nel 1527, seppure segretamente, per non perdere certi benefici ecclesiastici.

Frattanto lavorava al suo grande poema, l’ ORLANDO FURIOSO, che pubblicò per la prima volta nel 1516 (vi saranno poi altre due edizioni, rielaborate, nel 1521 e nel 1532).
Egli sentiva anche sempre di più il bisogno di una vita raccolta nella città diletta, accanto alla sua donna e dove potesse dedicarsi all’amata poesia. Per questo, quando nel 1517 il cardinale Ippolito d’Este decise di raggiungere il suo vescovato di Buda, in Ungheria, Ariosto si rifiutò di seguirlo e fu licenziato.
L’anno seguente entrò al servizio del duca Alfonso e visse, per qualche anno più sereno.

Ma nel 1522 fu nominato governatore della Garfagnana, da poco rientrata in possesso degli Estensi, in preda all’anarchia e infestata da fazioni violente e rivali.
Ariosto vi trascorse tre anni e sentì l’incarico come un frustrante esilio, pur assolvendo ai suoi compiti con abilità e saggezza.
Ritornato a Ferrara, si comprò una casa in contrada Mirasole e visse serenamente gli ultimi anni della sua vita, confortato dagli affetti domestici e attendendo alla revisione del suo poema, che uscì nella sua versione definitiva nel 1532.
Morì l’anno seguente, il 6 Luglio 1533.

INDOLE E IDEE

L’esistenza di Ludovico Ariosto fu raccolta e schiva, lontana dai gesti spettacolari e aliena da ogni avventura.
Questo fantasioso narratore di paladini e imprese romanzesche amava soprattutto la quiete della propria casa, gli affetti domestici, i viaggi dell’immaginazione.
Non ci sono in lui le avventure dell’anima del Petrarca, la ricerca di solitudine per meditare sul proprio dissidio interiore.
Perfino le LETTERE dell’Ariosto sono prive di effusioni o confessioni emotive e hanno tonalità e intenzione immediatamente pratica.
Nella sua vita domina l’ideale dell’OTIUM, una vita semplice e lontana da ogni ambizione che possa turbare una vita serena. Questa esistenza è una scelta meditata dell’autore, uno stile di vita basato sull’EQUILIBRIO, non un banale arrendersi alla mediocrità, ma un mitigare le passioni troppo accese, un rintuzzare le velleità conturbanti per godere appieno della vita.
Ludovico Ariosto ha piena fiducia nella RAGIONE UMANA  e aspira a un’AUREA MEDIOCRITAS che sia piena conciliazione di natura e spirito.
E’ soprattutto per questo che sentiamo in lui un’intima adesione alla civiltà rinascimentale.

OPERA

>>OPERE MINORI (CARMINA, RIME, 5 COMMEDIE, SATIRE, CINQUE CANTI)
>>ORLANDO FURIOSO

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